L’Italia raggiunge lo stato di eliminazione della rosolia, ma non bisogna abbassare la guardia!

La Regional Verification Committee - RVC dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'eliminazione del Morbillo e della Rosolia nella Regione Europea ha dichiarato lo stato di eliminazione della Rosolia in Italia. Raggiungere questo importante traguardo è stato possibile solo grazie alla disponibilità di un vaccino efficace, in grado di immunizzare le fasce di popolazione maggiormente esposte (bambini e donne in età fertile) proteggendole dai rischi e dalle gravi sequele che questa malattia comporta in particolare sul prodotto del concepimento. La fine della trasmissione endemica, tuttavia, non esclude la possibilità di osservare futuri casi dovuti ad importazione del virus. Pertanto, al fine di evitare il rischio di una nuova endemizzazione nella nostra nazione, è necessario mantenere la copertura vaccinale ai livelli ottimali consigliati fino a completa eradicazione della malattia.

Eliminare la rosolia entro il 2023: era questo uno dei principali obiettivi del Piano Nazionale di Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita - PNEMoRc approvato in conferenza stato regioni nel 2019. A distanza di 4 anni e nonostante la crisi umanitaria, politica e sociale causata dalla Pandemia COVID-19, questo obiettivo è stato raggiunto. È un importante traguardo per il nostro Paese ottenuto grazie alla profilassi vaccinale che ancora una volta ha dimostrato la sua efficacia nel proteggere gli individui da pericolose malattie letali ed invalidanti.

È dello scorso 13 luglio la notizia secondo cui la Commissione di verifica regionale (Regional Verification Committee - RVC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l'eliminazione del Morbillo e della Rosolia nella Regione Europea ha dichiarato lo stato di eliminazione della rosolia in Italia [1]. A questo proposito è importante sottolineare che quando si parla di “eliminazione” non ci si riferisce alla scomparsa dell’agente eziologico dall’area geografica di riferimento, bensì all’assenza di casi clinici nella popolazione di quella stessa area per un periodo di almeno 12 mesi (in presenza di un sistema di sorveglianza efficiente). Malgrado ciò per poter affermare in maniera ufficiale l’avvenuta eliminazione della malattia è necessario che il mancato riscontro di nuovi casi si protragga per almeno 36 mesi in presenza di un adeguato sistema di sorveglianza.

L’Italia ha lavorato intensamente negli ultimi vent’anni per soddisfare i criteri di eliminazione della rosolia stabiliti dall’OMS. Diverse misure sono state implementate, tra cui il miglioramento delle coperture vaccinali per morbillo-parotite-rosolia (MPR), l’introduzione di una seconda dose di vaccino, la notifica obbligatoria della rosolia in gravidanza e della rosolia congenita, l’istituzione di un sistema di sorveglianza integrata per morbillo e rosolia e una migliore conferma diagnostica. Grazie all’impegno di professionisti sanitari a livello nazionale, regionale e locale e all’aumento delle coperture vaccinali, i casi di rosolia in Italia sono diminuiti drasticamente negli ultimi vent’anni, con un’incidenza inferiore a 1 caso per milione di abitanti. Nel contesto italiano, nel 2019 erano 23 i casi di rosolia segnalati, scesi poi a 15 nel 2020 per poi arrivare a nessun caso segnalato nel 2021, così come nessun caso di sindrome da rosolia congenita è stato individuato nel triennio 2019-2021. Questi dati, dunque, hanno escluso la presenza di una catena di contagio per più di 12 mesi permettendo di dichiarare lo stato di eliminazione della malattia [3].

Questa importante notizia, già preannunciata lo scorso novembre 2022 dell’European Regional Verification Commission (RVC) for Measles and Rubella Elimination (Commissione di verifica regionale dell'OMS per l'eliminazione del morbillo e della rosolia nella Regione europea) rappresenta un grande traguardo per l’Italia [2]. Infatti, la rosolia è la terza malattia eliminata dal nostro Paese grazie alla profilassi vaccinale dopo il vaiolo (eradicato nel 1980) e la poliomielite (eliminata dalla regione europea OMS nel 2002).

Affinché si possano perseguire a passo svelto i tanto ambiti obiettivi di eliminazione ed eradicazione di tutte le altre malattie prevenibili con vaccinazione, l’Istituto Superiore della Sanità raccomanda di i) continuare a svolgere una adeguata e decisa attività di prevenzione vaccinale mantenendo alti tassi di copertura vaccinale, ii) rafforzare i sistemi informativi e le reti di sorveglianza e iii) garantire una risposta rapida ed efficace in caso di comparsa di nuovi casi al fine scongiurare il reintrodursi dell’infezione.

In proposito si ricorda che il flusso di sorveglianza per la segnalazione dei casi di rosolia è il seguente:

  • ogni caso sospetto deve essere segnalato alla ASL di competenza entro 12 ore;
  • la ASL che riceve la segnalazione, previa compilazione, ha dovere di trasmettere la scheda di sorveglianza integrata alla Regione entro 24 ore dalla segnalazione;
  • entro 24 ore dalla ricezione della segnalazione da parte della ASL, la Regione ha dovere di trasmettere i dati agli organi di competenza (Istituto Superiore di Sanità);
  • contestualmente, la ASL ha dovere di condurre l’indagine epidemiologica e predisporre la raccolta dei campioni biologici per la conferma della diagnosi (i campioni vanno inviati al Laboratorio Regionale di Riferimento - LRR appartenente alla rete “MoRoNet”, o, in assenza di un LRR al Laboratorio Nazionale di Riferimento presso l’ISS);
  • il Ministero della Salute trasmette mensilmente i dati di sorveglianza al Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC) che condivide i dati con l’OMS.

Ma da cosa è causata la rosolia? E perché e così importante prevenirla?

La rosolia è una malattia acuta esantematica causata dal Rubella virus, un virus appartenente al genere dei Rubivirus e della famiglia delle Togaviridae [4,5].

Per questo virus la trasmissione interumana si realizza per via aerea mediante contatto con le particelle di aerosol emesse dai soggetti infetti, oppure il contatto diretto con le secrezioni naso-faringee dei soggetti malati. Le persone infette risultano contagiose di solito da 7 giorni prima fino a 7 giorni dopo la comparsa dell’esantema; il virus può essere ancora presente nelle secrezioni nasofaringee fino a 14 giorni dopo la comparsa delle manifestazioni cutanee [5].

Nella popolazione pediatrica la malattia si caratterizza per la presenza di un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare accompagnata da un corredo di sintomi quali febbre (che solitamente non supera i 39C°), lieve congiuntivite, linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) della testa e del collo che può precedere anche di 5-10 giorni la comparsa dell’esantema; possono comparire inoltre dei puntini rossi sul palato molle e, seppure infrequente, il bambino potrebbe sviluppare una tiroidite acuta.

Negli adulti, e negli adolescenti, la malattia ha un decorso più lungo ed è caratterizzata dalla comparsa di febbre e altri sintomi generali che anticipano il manifestarsi dei segni cutanei. Altri sintomi ravvisabili nella popolazione adulta sono: la presenza di dolori articolari, congiuntiviti, dolori testicolari e orchiti [4].

Particolarmente grave può essere lo sviluppo della malattia da parte di donne in stato di gravidanza, in quanto potrebbe causare nel feto una malattia nota come sindrome da rosolia congenita. Il Rubella Virus, infatti, è in grado di attraversare la barriera placentare e causare anomalie embrio-fetali. Il tipo e l’entità del danno causato dipendono in gran parte dall’età gestazionale al momento del contagio. L’infezione può esitare in aborto, morte intrauterina del feto o malformazioni anche gravi. Le malformazioni fetali più frequenti sono: sordità sensoriale, malattie dell’apparato oculare (cataratta, retinopatie e micro-oftalmia), malformazioni cardiache congenite, deficit intellettivo e danni epatici e splenici. Per quanto detto è molto importante che le donne in età fertile conoscano il proprio stato di immunizzazione contro la rosolia al fine di poter tempestivamente intervenire con la somministrazione del vaccino secondo schedula vaccinale o con una dose di richiamo (ove necessaria). Questo è oggi possibile mediante dosaggio delle IgG specifiche (rubeo-test); tale test è gratuito in Italia sia come esame pre-concezionale, sia durante la gravidanza stessa, è però importante tenere a mente che in caso di suscettibilità all’infezione è bene effettuare la vaccinazione almeno un mese prima di intraprendere la gravidanza [5]. Lo stato di gravidanza è infatti una controindicazione assoluta per la vaccinazione con virus vivi e attenuati come quello della Rosolia. Peraltro, l’evidenza ci dice che nei casi in cui il vaccino è stato erroneamente somministrato in gravidanza non ha causato embrio-fetopatia: per tale motivo, sebbene precauzionalmente controindicato, qualora una giovane donna scoprisse di essere incinta dopo essere stata vaccinata, questo non rappresenta un motivo per l’interruzione della gravidanza.

La rosolia insieme alla sindrome da rosolia congenita, infatti, è efficacemente prevenibile tramite vaccinazione. Il vaccino impiegato è un vaccino vivo attenuato somministrato in una formulazione tetravalente MPR-V (garantisce l’immunizzazione oltre che contro la rosolia anche contro morbillo, parotite e varicella). La somministrazione di MPR-V è obbligatoria dal 2017 [6] per tutti i bambini di età compresa tra gli 11 mesi i 16 anni. Secondo calendario vaccinale è prevista la somministrazione di una prima dose al secondo anno di vita (13°-15° mese di vita) e successivamente una seconda dose durante il sesto anno di vita. Negli adulti può essere impiegata la stessa tipologia di vaccino, ma il tempo che deve intercorre tra la somministrazione delle due dosi è molto minore, di sole 4 settimane [7]. Si stima che il tasso di immunizzazione nei bambini sia del 95% già dopo la prima dose, e che arrivi poi fino al 98% dopo la seconda [8].

In questa sede dunque, Vaccinarsinsardegna.org richiama l’attenzione degli utenti verso una adesione consapevole alle vaccinazioni ed ai richiami programmati dal calendario vaccinale, nel cui contesto si inserisce ovviamente anche la vaccinazione Anti-rosolia.

Per raggiungere un traguardo tanto importante come l’eliminazione di una malattia invalidante e talvolta incompatibile con la vita come la Rosolia, sebbene abbiano contribuito fattori trasversali come le modifiche apportate al calendario vaccinale negli ultimi anni, l’isolamento domiciliare a causa della COVID-19 e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, la gran parte del merito va riconosciuto alla disponibilità di un vaccino sicuro [6].

Per questo motivo, i livelli di copertura vaccinale raggiunti negli ultimi anni, ancor più a seguito di questo importante risultato, vanno mantenuti, incrementati e conservati nel prossimo futuro.

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Bibliografia:

[1] «Oms: l’Italia ha eliminato la rosolia, non è più endemica - ISS». https://www.iss.it/-/oms-l-ita... (consultato 22 luglio 2023).

[2] «Rosolia news». https://www.epicentro.iss.it/r... (consultato 22 luglio 2023).

[3] «Eleventh meeting of the European Regional Verification Commission for Measles and Rubella Elimination». [Online]. Disponibile su: http://apps.who.int/bookorders.

[4] «Rubella - UpToDate». https://www.uptodate.com/conte... (consultato 22 luglio 2023).

[5] «Rosolia - Istituto Superiore di Sanità». https://www.epicentro.iss.it/r... (consultato 22 luglio 2023).

[6] «DECRETO LEGGE 7 giugno 2017, n. 73». https://www.gazzettaufficiale....

[7] «Calendario vaccinale». https://www.salute.gov.it/port... (consultato 22 luglio 2023).

[8] «Vaccino MPRV (Morbillo - Parotite - Rosolia - Varicella): che cosa è e quali sono i benefici? | Mario Negri». https://www.marionegri.it/maga... (consultato 22 luglio 2023).

*A cura di Dr. Andrea Pischedda 

Specializzando in Igiene e Medicina Preventiva – Università degli Studi di Sassari

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