Meningite in Sardegna 2018: Quale è lo stato dei fatti?

Dalla fine di Dicembre 2017 a oggi, sono 8 i casi di malattia invasiva (più genericamente nota come meningite) attribuibili a Meningococco, registrati nella nostra Regione. L’effetto mediatico ha destato preoccupazione tra la popolazione generale ma gli esperti rassicurano i cittadini: nessuna epidemia in atto.

Dalla fine di Dicembre 2017 ad oggi sono stati registrati 8 casi di malattia invasiva (più genericamente nota come Meningite) attribuibili a Meningococco. Questo fatto ha destato un forte allarme nella popolazione per due ordini di fattori: il primo è la relativa concentrazione di casi in un breve periodo di tempo rispetto al passato, aspetto che ha fatto gridare all’epidemia; il secondo è il fatto che sono stati colpiti in prevalenza soggetti giovani, con purtroppo esiti anche letali, e questo è certamente uno degli aspetti che ha contribuito ad aumentare nella popolazione il rischio percepito di pericolosità (outrage) di questa malattia.

In realtà quando si parla di malattia meningococcica non si deve pensare ad una entità causata da un singolo microrganismo, ma ad una malattia causata da una molteplicità di microrganismi diversi accomunati dall’appartenenza ad una stessa specie ed in grado di causare una malattia dalle caratteristiche simili (febbre alta, malessere, rigidità nucale, petecchie), gravata da rischi di complicanze e con letalità variabile a seconda delle caratteristiche individuali (soggetti a rischio) ma in particolare del tipo di meningococco che l’ha causata, più o meno virulento. Pertanto si potrà parlare di epidemia solo se un unico ceppo di meningococco è quello all’origine del numero di casi che si verificano a cascata.

Sulla base di quanto detto analizziamo ora la situazione. A partire dalla prima segnalazione del caso occorso a Natale 2017 il Servizio di Igiene Pubblica del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Cagliari si è prontamente allertato ed ha operato seguendo il Protocollo (vedi in allegato: Protocollo per la Sorveglianza Nazionale delle Malattie Invasive da Meningococco, Pneumococco ed Emofilo e delle Meningiti batteriche in Italia) e la Circolare Ministeriale che regolano la sorveglianza di questa malattia per eseguire la notifica, l’accertamento diagnostico, l’inchiesta epidemiologica e le conseguenti misure di chemioprofilassi e di vaccinoprofilassi sui contatti stretti e su alcuni altri contatti ritenuti a rischio. Successivamente si sono succeduti altri 7 casi da meningococco in Sardegna e il Responsabile del Servizio di Igiene Pubblica di Cagliari è intervenuto sulla stampa, anche di recente, sia per chiarire cosa stava succedendo, sia per dare informazioni sugli interventi preventivi da adottare per ridurre i rischi di contagio (evitare stress fisici da stravizi, evitare luoghi sovraffollati, non usare bicchieri, bottiglie, sigarette ed altri veicoli in modo promiscuo, ecc.) dato che la malattia si trasmette per via aerea con le goccioline emesse dalla bocca di un portatore del microrganismo.

Nel frattempo si sono verificati altri casi di malattia batterica invasiva causati da microrganismi diversi dai meningococchi, dei quali è stata comunque data notizia sulla stampa come generica “Meningite” richiamando alla memoria i casi suddetti, e contribuendo così ad alimentare ulteriormente la paura di questa temibile malattia.

Da parte di un osservatore esterno, potrebbe apparire che il Servizio di Cagliari abbia agito in solitudine per fronteggiare questa evenienza, indipendentemente da un’organizzazione di Sistema e che i casi susseguitisi fossero tutti attribuibili alla stessa origine. In realtà il Servizio ha operato in sintonia con i Servizi diagnostici dei laboratori, con il Centro di riferimento epidemiologico regionale della AOU di Sassari, l’Assessorato regionale alla Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e, tramite quest’ultimo, anche con il Ministero. Inoltre, va ricordato che ad operare non è stato solo il Servizio di Igiene Pubblica di Cagliari, ma anche quelli di Nuoro, di Lanusei e anche di altre ASL sebbene per casi non di origine meningococcica. Infatti uno degli otto casi da meningococco è stato gestito dalla ASL di Lanusei e due, verificatisi in soggetti adulti, sono stati gestiti dalla ASL di Nuoro.

Passando ad analizzare le caratteristiche dei meningococchi che hanno causato questi casi, emerge che il primo caso, quello segnalato nei giorni di Natale del 2017 a Cagliari è attribuibile ad un Meningococco di Sierogruppo B appartenente ad un ceppo clonale 213, diverso da quello isolato dai due casi di Nuoro dei primi di Gennaio (Meningococco Sierogruppo B ceppo clonale 41/44) a sua volta diverso dai casi di Lanusei e Cagliari del 7 e 12 gennaio (Meningococco Sierogruppo B ceppo clonale 11). Ne risulta che i casi osservati finora vanno fatti risalire ad almeno tre diversi ceppi di meningococco e dunque distinti tra loro. Pertanto non possiamo parlare di epidemia sia perché i casi non risultano correlati epidemiologicamente, se non a due a due, sia perché originati da ceppi diversi. Degli ultimi casi siamo in attesa della tipizzazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità per avere certezza circa la loro origine.

Sulla base di questi dati cosa possiamo dire dal punto di vista epidemiologico?

Per quanto noi abbiamo assistito in questo scorcio di anno ad un aumento di casi rispetto al recente passato, la malattia continua ad essere un evento raro, e la sua incidenza attuale non è al momento più elevata rispetto a quanto veniva osservato 20 anni fa prima dell’introduzione della vaccinazione contro il Meningococco di Sierogruppo C nell’infanzia.

È peraltro importante analizzare quali fattori possono aver contribuito a questo parziale aumento dei casi:

  • abbiamo quest’anno assistito ad una stagione invernale più fredda rispetto agli anni precedenti, in particolare caratterizzata da alti sbalzi di temperatura, che può aver favorito infezioni da parte di altri microrganismi, in particolare virus, evento che notoriamente apre la strada alla malattia invasiva da parte di meningococchi ospitati nelle prime vie aeree; questo aspetto è suffragato dall’aver vissuto una stagione influenzale tra le più impattanti degli ultimi dieci anni, aspetto a più riprese rimarcato dai media per gli intasamenti dei Pronto soccorso e dei reparti ospedalieri in generale;
  • alcuni casi verificati tra i giovani che avevano frequentato locali notturni hanno messo in evidenza l’importanza di questa abitudine alla quale sono legati comportamenti e situazioni che favoriscono la possibilità di trasmissione dell’infezione;
  • alcuni dei ceppi microbici isolati sono risultati particolarmente virulenti, in grado quindi di diffondersi più facilmente rispetto ad altri ed in grado di causare forme più rapidamente progressive e gravi.

Per tali motivi, i provvedimenti messi in atto per la prevenzione di ulteriori casi consistono in:

A) Interventi di Sistema o strutturali: interventi amministrativi volti a garantire la sicurezza igienica dei locali per lo svago (adeguati ricambi d’aria dei locali, rispetto del numero massimo di avventori consentiti, rispetto delle norme igieniche di somministrazione di cibi e bevande, ecc.);

B) Interventi informativi volti a far comprendere ai giovani quali siano i fattori di rischio per la trasmissione dell’infezione e per lo sviluppo della malattia (evitare scambi di bicchieri, cannucce, bottiglie, sigarette, stress psicofisici quali alterazione eccessiva del ritmo sonno-veglia, esposizione a stress fisici esagerati incluso un abbigliamento non adeguato alla stagione fredda, comportamenti promiscui in generale);

C) Profilassi (antibiotica e vaccinale) di tutti i contatti stretti di casi, con eventuale estensione anche ai contatti secondo quanto emerge sotto il profilo di rischio rilevato dal servizio di Igiene pubblica competente durante l’inchiesta epidemiologica;

D) Sorveglianza epidemiologica e microbiologica con attiva collaborazione fra tutti i centri di diagnosi e sorveglianza regionali e fra questi e l'Istituto Superiore di Sanità;

E) Studio della resistenza ai farmaci dei microrganismi isolati;

F) Verifica della copertura operata dai vaccini disponibili;

G) Adeguato approvvigionamento di farmaci e vaccini.

A tal fine vi è un continuo contatto fra i Servizi suddetti ed il giorno 26 marzo si è svolto un incontro tra rappresentanti dell’Assessorato, dell’ATS, delle AOU e dell’ISS per fare il punto della situazione e per validare il rispetto di quanto prescritto dalle norme di Sorveglianza per questa malattia. Durante tale riunione, nell’ottica di garantire la qualità della Sorveglianza nei momenti concitati di prossimità del verificarsi di casi si è stabilito di migliorare l’omogeneità della rilevazione dei dati durante l’inchiesta epidemiologica adottando una apposita scheda anamnestica.

Sulla base di quanto emerso dal briefing è possibile rassicurare il cittadino in quanto:

  • Nonostante sia stato osservato un relativo aumento di casi i rischi di contrarre questa malattia erano, e continuano ad essere, molto bassi;
  • Le profilassi antibiotiche effettuate dai Servizi di Igiene pubblica sono risultate adeguate al contesto epidemiologico osservato sia per tempestività di intervento che per sua estensione di offerta;
  • Le vaccinazioni contro questa malattia sono uno strumento importantissimo di prevenzione; la Regione offre gratuitamente le vaccinazioni secondo quanto stabilito dal Calendario Nazionale per età e per condizioni di rischio (MeningoB, MeningoC, MeningoACWY) e secondo quanto, in accordo con gli epidemiologi, l’Istituto Superiore di Sanità ed il Ministero della Salute, verrà di volta in volta stabilito sulla base della Sorveglianza in atto;
  • La mancata offerta vaccinale da parte dei Servizi a seguito di una libera richiesta del cittadino non deve allarmare, in quanto essa non deriva da una carenza del vaccino come riportato sui media, ma da un’oculata scelta di Sanità pubblica che considera di volta in volta le priorità di offerta valutati i reali rischi individuali e collettivi. Pertanto alla Sanità pubblica compete il dovere di valutare l’opportunità di offerta mentre al cittadino spetta la scelta finale di investire sulla propria protezione. A tale riguardo va purtroppo sottolineato che uno dei casi registrati ha effettuato la chemioprofilassi dopo un contatto a rischio ma non ha poi aderito alla vaccinoprofilassi. Questo rimarca l’importanza di aderire alle raccomandazioni delle autorità sanitarie non solo in campo di chemio e vaccinoprofilassi, ma anche in campo comportamentale per ridurre i rischi di trasmissione e/o reinfezione.

Al fine di rendere trasparente l’informazione, l’Assessorato ha stabilito di aggiornare il cittadino con un bollettino settimanale che verrà pubblicato come News sul Sito Vaccinarsinsardegna.org.

Al momento, da Natale 2017, sono stati accertati 8 casi, l’ultimo esordio risale al 25/03/2018.


*a cura di Paolo Castiglia

*Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Sperimentali





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