Circolazione di Poliovirus di Tipo 2. Aggiornamento globale.

La continua diffusione di focolai esistenti di poliomielite così come l'emergere di nuovi focolai di cVDPV2 (Virus Poliomielitico di tipo 2 vaccino derivato) indicano gravi lacune nelle coperture vaccinali di routine contro la poliomielite, molte delle quali determinate dalla pandemia COVID-19 in corso. Nella riunione del febbraio 2021, il Comitato di Emergenza ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale (2005) sulla diffusione internazionale del Poliovirus ha espresso preoccupazione per la continua e rapida diffusione del cVDPV2. In particolare, il Comitato di Emergenza sottolinea che in virtù dell’elevato rischio di diffusione internazionale del cVDPV2 è necessario adottare nel breve periodo strategie di vaccinazione di massa in modo da: ripristinare gli adeguati valori di copertura vaccinale, rafforzare la sorveglianza dei casi di AFP e pianificare le attività di sorveglianza ambientale al fine di individuare rapidamente qualsiasi nuova importazione di virus e facilitare una rapida risposta atta alla riduzione di questo rischio.

La poliomielite, è una patologia infettiva acuta, estremamente contagiosa, provocata da virus (Polio virus) appartenenti al genere Enterovirus, i quali colpiscono il sistema nervoso interessando le cellule neurali e inducendo una paralisi che, nei casi più gravi, può avere esito letale.

Poliovirus infetta solo il genere umano e il contagio avviene per via feco-orale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati, o attraverso la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Le cellule umane, infatti, sono provviste di specifici recettori proteici ai quali i poliovirus possono aderire per poi penetrarvi all’interno e determinarne la distruzione.

Indipendentemente dalla modalità di trasmissione, dunque, poliovirus penetra nell'organismo attraverso la bocca e si moltiplica a livello dell’orofaringe, delle tonsille, dei linfonodi del collo e del tratto gastroenterico (intestino tenue); una volta instaurata l'infezione, può raggiungere il sistema nervoso centrale attraverso la barriera emato-encefalica, tramite il torrente ematico o attraverso le fibre nervose.

La moltiplicazione virale distrugge i neuroni motori che non rigenerandosi, determinano l’inabilità funzionale dei muscoli interessati, anche se in alcuni rari casi è possibile recuperare la funzionalità muscolare in modo completo.

Non esistendo farmaci in grado di curare questa malattia, l'unica possibilità di difesa è rappresentata dalla prevenzione vaccinale la cui immunità protettiva indotta (sierotipo-specifica) è associata sia alla presenza di anticorpi circolanti nel sangue che alla produzione di anticorpi secretori presenti nell’intestino e nel tratto respiratorio superiore.

Ad oggi sono due i preparati vaccinali utilizzati per prevenire la poliomielite nel mondo:

  • Vaccino Inattivato (IPV);
  • Vaccino Orale Attenuato (OPV).

Sia il primo che il secondo vaccino conferiscono protezione verso la malattia, differendo però nella modalità e nell’estensione della protezione dall’infezione.

IPV, infatti, costituito da virus inattivati come antigeni e somministrato per via iniettiva intramuscolare, stimola la produzione di anticorpi protettivi nel torrente ematico, ma fornisce una protezione transitoria e di basso livello verso l’infezione a livello intestinale. Ne deriva che IPV offre una efficace protezione individuale nei confronti della malattia, ma una protezione solo parziale nei confronti della infezione e quindi della circolazione dei poliovirus.

Pertanto, nei soggetti immunizzati contro la poliomielite con vaccinazione IPV il virus selvaggio pur non determinando la manifestazione della malattia, può comunque provocare infezione, replicandosi nelle cellule intestinali per poi essere eliminato nelle feci.

Per tali ragioni IPV è fortemente raccomandato nei Paesi maggiormente sviluppati, nei quali, in virtù delle pregresse campagne di vaccinazione effettuate con OPV è stata ottenuta la condizione di Polio-free e grazie ai buoni livelli Igienico-sanitari è relativamente bassa la possibilità di contaminazione oro fecale nella popolazione qualora fosse reintrodotto il virus selvaggio da parte di portatori.

Nel caso in cui sia utilizzata l’altra forma di vaccino, che contiene i virus polio vivi e attenuati e che viene somministrato oralmente (OPV), in chi riceve la dose i virus vaccinali si moltiplicano inizialmente a livello intestinale e stimolano quindi la formazione di anticorpi a livello ematico, ma in una fase successiva anche a livello intestinale. Così il vaccinato risulterà non solo protetto dalla malattia perché formerà anticorpi nel sangue, ma anche protetto da future infezioni per via degli anticorpi secreti a livello intestinale. Nelle prime settimane dalla vaccinazione il vaccinato rilascia però con le feci la versione attenuata del virus (VDPV), con la possibilità che questo entri in contatto con persone non vaccinate, per esempio attraverso dell’acqua contaminata dovuta a scarse condizioni igieniche, e circolare quindi fra queste sotto forma di virus vaccino derivato circolante (cVDPV). Più il virus circolerà, maggiore sarà la probabilità che perda quelle mutazioni che ne avevano caratterizzato la sua attenuazione come vaccino revertendo così nel tempo alle caratteristiche di virus selvaggio. E’ quindi importante in caso di utilizzo di OPV che tutte le persone di quel gruppo di popolazione siano vaccinate. In sintesi, seppur espulso attraverso le feci nelle settimane successive alla vaccinazione, il virus del vaccino orale nella sua forma attenuata (Sabin like) è comunque innocuo e consentirà ad altre persone contatto dei vaccinandi di immunizzarsi a loro volta, o di richiamare l’immunità in chi era già vaccinato, ma bisogna impedire una sua eccessiva circolazione garantendo una copertura ampia di vaccinazione.

L’immunizzazione con OPV, dunque, proteggendo anche dall’infezione, è l’unica in grado di far pervenire alla eradicazione. Inoltre, è molto più economica della precedente, non richiede la presenza di personale medico per fare le iniezioni, e ha trovato quindi grande impiego nei paesi più poveri e in via di sviluppo. Il suo impiego, dunque ha avuto un ruolo importante nel ridurre i casi di poliomielite negli ultimi decenni, ma ha comunque sortito qualche effetto negativo: laddove infatti sia stato usato in maniera altalenante con interruzione delle campagne vaccinali, come in caso di guerre, il virus attenuato ha potuto circolare tra i non vaccinati, andando così incontro a mutazioni fino ad assumere una forma simile a quella del virus selvaggio vero e proprio, che causa le gravi forme di paralisi. Per questo il mantenimento di adeguati livelli di coperture vaccinali è indispensabile per impedire la circolazione del virus e raggiungere così gli obiettivi della eradicazione.

Dal 1996, grazie alla campagna di eradicazione, sono state distribuite 9 miliardi di dosi di vaccino orale, evitando 1,8 milioni di paralisi infantili e si sono salvate 180.000 vite umane. Ora, come sottolinea l'Organizzazione Mondiale della Sanità è fondamentale che i Paesi continuino a vigilare ed evitino di abbassare la guardia: se si dovesse trascurare la prevenzione vaccinale infatti, il virus selvaggio della polio potrebbe tornare e diffondersi rapidamente sul territorio.

A tal proposito, nel contesto pandemico in atto in cui la Sanità Pubblica si è dovuta confrontare non solo con le gravi conseguenze legate all’infezione da SARS-CoV-2, ma anche con quelle relative alla possibile re-insorgenza di altre malattie infettive prevenibili tramite la vaccinazione, le coperture vaccinali di bambini, adolescenti e adulti in molti Paesi del mondo hanno subito un vertiginoso calo.

Questo trend in diminuzione ha interessato anche la vaccinazione antipolio esponendo il mondo intero ad un rischio molto elevato di comparsa e/o di diffusione internazionale di cVDPV2 a causa della bassa immunità della popolazione contro il poliovirus di tipo 2 (PV2) e della bassa copertura vaccinale con IPV. Nel 2020, 959 casi umani da circolazione di poliovirus di tipo 2 di derivazione vaccinale (cVDPV2) e 411 campioni ambientali positivi a cVDPV2, sono stati segnalati a livello globale da 27 Paesi, di cui 21 appartenenti alla regione africana e 6 appartenenti alle regioni del Mediterraneo orientale, Europa e Pacifico occidentale.

A preoccupare non è tanto il valore assoluto dei casi, quanto il fatto che il numero di casi di cVDPV e di campioni ambientali è quasi triplicato nel 2020 rispetto al 2019, quando erano stati segnalati 366 casi di cVDPV2 e 173 campioni ambientali positivi a cVDPV2.

Per tale ragione, l’iniziativa Globale per l’Eradicazione della Polio (GPEI) ha sviluppato la “Strategia per la risposta al poliovirus derivato da vaccino circolante di tipo 2 2020-2021 per affrontare in modo più efficace l'evoluzione dell'epidemiologia di cVDPV2, anche attraverso il lancio di un nuovo vaccino orale contro la poliomielite di tipo 2 (nOPV2). Questa strategia è in linea con la decisione del comitato esecutivo del 7 febbraio 2020 che ha anche richiesto la mobilitazione di risorse finanziarie nazionali per integrare gli impegni finanziari e politici internazionali, per affrontare l'emergenza da cVDPV2. 

A tal proposito, si ricorda che il nostro Paese per la sua posizione nel mediterraneo è stato considerato da basso a moderato rischio di reintroduzione della polio ed è stato predisposto per questo un apposito Piano di Risposta alla sua eventuale ricomparsa pubblicato nel nostro sito alla pagina https://www.vaccinarsinsardegn... 

In questo contesto, Vaccinarsinsardegna.org richiama gli utenti ad una adesione consapevole alle vaccinazioni ed ai richiami programmati dal calendario vaccinale, nel cui ambito si inserisce ovviamente anche la vaccinazione antipolio. La schedula del vaccino antipolio per il nostro Paese prevede la somministrazione di 3 dosi di vaccino inattivato (IPV) nel corso del primo anno di vita, con ulteriori due richiami al 6° e tra il 12° e 18° anno di vita. Il raggiungimento e il mantenimento dell’obiettivo nazionale di copertura vaccinale antipolio, inclusa la quinta dose di dTpa/IPV nella coorte degli adolescenti (12°-18° anno) rappresenta un’opportunità di protezione nei confronti del poliovirus selvaggio.

Dal momento che il vaccino dTpa/IPV può essere co-somministrato (in sito di iniezione differente) con altri vaccini, si richiama l’attenzione degli operatori sanitari a non perdere l’opportunità di offrire per recuperare, soprattutto in età adolescenziale, le vaccinazioni mancate e/o specificamente raccomandate.

Risulta fondamentale mantenere alte le coperture vaccinali antipolio non solo nella popolazione generale ma anche nei cosiddetti “gruppi vulnerabili” o “difficili da raggiungere”, tra cui gli immigrati, i rifugiati, le diverse etnie di popolazioni nomadi (Rom, Sinti) e i “soggetti senza fissa dimora”, al fine di evitare che si creino nella popolazione “sacche” di soggetti non vaccinati o incompletamente vaccinati. Gli adulti con anamnesi incerta per una serie completa di vaccinazione primaria con vaccini contenenti anatossina difterica e tetanica, pertosse e poliomielite possono iniziare o completare la serie di vaccinazione primaria con vaccino dTpa/IPV.

Soprattutto in questo delicato contesto sanitario in cui le campagne di vaccinazione assumono un ruolo determinante per uscire da una Pandemia, che sta mettendo a dura prova l’intero pianeta, e dopo i lunghi periodi di lock-down che hanno causato un calo delle coperture per tutti i vaccini, ma in particolare negli adolescenti, è importante fare una riflessione: per la tutela di un bene tanto prezioso come la nostra salute, e non correre il rischio di far riemergere vecchie malattie già controllate, gli adeguati livelli di copertura vaccinale, per tutte le vaccinazioni oggi esistenti, non solo contro il Coronavirus, non possono e non devono essere trascurati!

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